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Modellismo, fotografia, ciclismo, viaggi, libri, insomma tutto quello che mi passa per la testa…

A mio parere

La ricerca storica ed il modellismo

Un binomio inscindibile? O posso andare dove mi porta il cuore e l’arte.

Si tratta di una questione mai sopita tra i modellisti sempre pronti a confrontarsi ed anche ad accapigliarsi tra conta-rivetti ed “artisti”.

Un po’ come quando si affermava che la fotografia fosse solo rappresentazione fedele della realtà senza cogliere la potenza eversiva e narrante dell’immagine.

Personalmente credo che la soluzione sia nel mezzo, nel senso che la ricerca storica è assolutamente fondamentale ma ad essa può affiancarsi, almeno sotto il profilo dell’interpretazione pittorica, l’utilizzo di tecniche che consentano una resa migliore del pezzo rappresentato.

Un Abrams reale pesa 62 tonnellate, è lungo quasi 10 metri, largo quasi 4 ed alto 2 metri e 90 centimetri, ovviamente non ha bisogno di artifizi pittorici per delineare e manifestare la propria forma, esso naturalmente crea ombre e si stacca dall’ambiente circostante tant’è che lo scopo della mimetizzazione e proprio quello di confonderne la sagoma ed amalgamarlo con ciò che lo circonda.

Ma prendiamo un modellino di Abrams, 35 o 72 volte più piccolo! E’ ovvio che se lo si pitturasse esattamente com’è pitturato il mezzo reale quel ammasso di pezzetti di plastica svanirebbe in un insignificante giocattolino.

Questo in linea generale ma a questo punto, per tornare alla domanda iniziale, credo che se sia giusto pitturare un Abrams in modo da farne risaltare le forme altrettanto non sarebbe corretto ambientarlo durante la seconda guerra mondiale o in Vietnam.

Quindi la ricerca storica è fondamentale perché il pezzo di propone anche se non è proprio la riproduzione di un mezzo o di una persona realmente esistita ne sia la verosimile immagine.

Qualche esempio:

Durante la seconda guerra mondiale l’esercito USA utilizzò la famiglia di carri medi Sherman di svariate versioni. Ebbene prima di realizzare un modello di Sherman è bene capire quando un certo modello sia entrato in produzione e quale esercito lo abbia utilizzato.

M51 Sherman (questo Sherman si può fare Israeliano o Cileno, non si può ambientare durante la seconda guerra mondiale) Photo by https://commons.wikimedia.org/wiki/User:MathKnight

Analogamente volendo riprodurre un fante del Regio Esercito nei primi mesi della Grande Guerra non lo si potrà dotare di elmetto Adrian o della custodia della maschera antigas.

Ulteriore problematica nasce dall’accostamento di mezzi ed uomini e di più soldatini ad esempio anche se tutte le armature medioevali possono sembrare simili la ricerca storica ha dimostrato che l’armatura in uso nell’XI secolo è profondamente diversa da quella in uso nel XIV.

Ergo prima di fare una scenetta ambientata ad Azincourt bisognerà verificare se tutti i figurini che si vogliono inserire portino equipaggiamenti compatibili con il momento storico che si vuole rappresentare (se avete voglia di approfondire l’argomento potete partire da qui).

Fatto questo, la pittura e l’invecchiamento consentiranno all’autore di raccontare una storia, di raccontare emozioni o di trasmettere messaggi.

Concludendo la ricerca storica è fondamentale prima di iniziare un progetto e, almeno per me, è uno dei momenti più divertenti nel mio modo di concepire il modellismo storico.

Ora, forse, mia moglie potrà darsi una ragione della miriade di libri che ho accumulato in questi anni…… 😉

 

PS

L’immagine in evidenza di questo post, Scotland Forever! by Elizabeth Lady Butler è iconica di quanto narrato, il quadro rappresenta la carica dei Grays a Waterloo, è il simbolo nell’immaginario collettivo di quell’evento, ma contestualmente non è fedele al 100% a quanto accaduto: i Grays verosimilmente avevano sugli shako dei teli protettivi, analoghe considerazione circa la velocità con cui partirono per la carica….

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