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Il Cibo che uccide – Festival della fotografia etica Lodi 2015

Per il secondo anno consecutivo ho avuto la fortuna, grazie alla sempre attivissima Luisa Bondoni, di poter visitare la sesta edizione del Festival della fotografia etica di Lodi.

Sta diventando una piacevole abitudine, un modo per ravvivare la passione per la fotografia e per farsi stimolare a riflettere.

Quest’anno, anche per coincidenza con Expo, il tema scelto è stato:

IL CIBO CHE UCCIDE

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Un tema duro, difficile, che, anche dopo aver fatto l’esperienza della visita all’Expo, mi ha particolarmente attirato.

Ho avuto la possibilità di vedere cinque diversi lavori, ecco qualche breve impressione e qualche foto….

“El costo umano de los agrotoxicos” di Pablo Ernesto Piovano

Il primo lavoro che ho avuto modo di osservare mi ha molto colpito.

Si tratta di una serie di fotografie che narra degli effetti sugli argentini dell’utilizzo, senza limiti, delle sementi OGM in uno con i pesticidi più potenti in commercio. E’ un lavoro che narra di tumori e di malformazioni congenite, un bianco e nero duro, secco, quasi implacabile.

Il fotografo quindi non si limita a raccontare ma prende posizione.

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Under Cane: a worker’s epidemic di Ed Kashi

Ed Cashi è un fotografo che ha lavorato anche per il National Geographic e, guardando le sue foto, questo traspare chiaramente.

Il colore è sapientemente usato così come le luci che, probabilmente, non sono solo naturali.

Ne deriva una serie fotografica molto interessante che narra dell’evidenza che i ritmi di lavoro massacranti, sotto il sole, senza acqua, abbiano portato, in diversi paesi centroamericani, i lavoratori addetti al taglio della canna da zucchero a sviluppare una terribile malattia ai reni “non tradizionale”: la CKDnT.

In questi paesi si è assistito ad una vera e propria epidemia, con giovani uomini che si sono ammalati e sono morti, il tutto con un enorme costo sanitario e sociale.

Ci si è quindi resi conto che rendendo le condizioni di lavoro più umane (lavorando in ore più fresche, per meno tempo e con dell’acqua al seguito) la percentuale di malati è notevolmente calata.

Un punto quindi di speranza esiste…

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Terra Vermelha di Nadia Shira Cohen e Paulo Siqueira

Il consumo del suolo ed il latifondo finalizzati alla produzione della carne, lo scontro con gli indios che, secondo una legge sostanzialmente inapplicata, hanno diritto a rioccupare le terre che furono dei loro avi.

Questo il tema di questo terzo lavoro ambientato nel Brasile di oggi, secondo esportatore mondiale di carne.

Un lavoro interessante ma che, sinceramente, mi ha colpito meno, forse perchè il riferimento al cibo era solo indiretto.

In ogni caso si tratta di belle foto con una bella gestione del colore.

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A Life Apart: The toll of obesity di Lisa Krantz

Il punto finale della narrazione, c’è chi muore per produrre cibo e chi  per quel cibo muore.

Proprio questa vita appartata e questa morte per obesità sono il filo narrativo dell’ultimo racconto.

Lisa Krantz narra, con un bianco e nero non troppo spinto, la storia di Hector Garcia Jr. un giovane di San Antonio, Texas, la città più obesa d’America.

Una storia fatta di non accettazione dell’altro, di depressione, di speranza, di morte e di cibo, tanto cibo.

Un’opera che mi ha fatto riflettere.

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Infine, forse fuori tema, ma sicuramente il racconto di tanti eventi del nostro paese, leggeri e non, la serie di immagini diMassimo Sestini: “Ho visto cose”.

Foto scattate ovunque, nelle condizioni più disparate e facendo ricorso ai travestimenti più impensabili: un fotografo che veramente non ha paura di nulla!

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Il Festival si è confermato  un momento di grande spessore per la mia cultura fotografica e per la consapevolezza di vivere in un mondo complesso e sofferente. Un mondo in cui tanti uomini, nel terzo come nel primo mondo, sono sfruttati da pochi ricchi, un’umanità dolente che raramente compare e trova la possibilità di narrarsi.

Cercando il senso di questa trasferta a Lodi viene quindi spontaneo citare l’Enciclica “Laudato si” di papa Francesco:

Quando si propone una visione della natura unicamente come oggetto di profitto e di interesse, ciò comporta anche gravi conseguenze per la società. La visione che rinforza l’arbitrio del più forte ha favorito immense disuguaglianze, ingiustizie e violenze per la maggior parte dell’umanità, perché le risorse diventano proprietà del primo arrivato o di quello che ha più potere: il vincitore prende tutto. L’ideale di armonia, di giustizia, di fraternità e di pace che Gesù propone è agli antipodi di tale modello, e così Egli lo esprimeva riferendosi ai poteri del suo tempo: «I governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore » (Mt 20,25-26).

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